ATTIVITA' DEL CORSO DI DIPLOMA ACCADEMICO
DI PRIMO E SECONDO LIVELLO IN PROGETTAZIONE DELLA MODA

 

 

 

 

Progettazione della moda

 

Il corso di Progettazione della moda (inizialmente denominato Progettista di moda) è stato istituito nel 2000, anno dell’entrata in vigore del decreto legge n. 509 del 3 novembre 1999 (Regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei), e proviene dalla scuola di Decorazione: i docenti di tale corso sono infatti i principali fondatori: Edoardo Chifari, Francesco Gallo, Sergio Pausig e Martina Pecoraino. Inizialmente era un corso sperimentale, ed è rimasto tale per circa cinque anni, aveva un percorso tecnico-scientifico collegato appunto alla scuola di Decorazione sviluppando tutta una serie di ipotesi che da sempre venivano trattate all’interno dello storico corso di Decorazione, il quale è la continuazione della vecchia scuola di Architettura (staccatasi dall’Accademia dopo il 1931). Uno degli aspetti interessanti che fin da subito si è evidenziato all’interno del corso è la provenienza degli studenti: sempre di meno quelli provenienti dagli istituti d’arte e dai licei artistici e un incremento del numero di quelli provenienti invece dai licei classici, scientifici, linguistici ecc. Grazie all’individuazione e all’introduzione di docenti a contratto specialisti nei diversi ambiti e nelle diverse professioni, il corso ha preso una maggiore definizione e identificazione propriamente rivolta al settore della moda. Fin da subito infatti si è inserita nell’organo dei professori la stilista Roberta Lojacono come docente di Fashion Design ed è rimasta tale fino ad ora; soltanto per alcuni anni, a causa di motivi personali, ha rinunciato all’incarico e a sostituirla è stata Graziella Pera, costumista e scenografa. Per diversi anni gli allievi avevano la possibilità di svolgere un corso di formazione professionale per la confezione di abbigliamento per uomo, donna e bambino, presso il CIRS (Comitato Italiano Reinserimento Sociale) grazie ad uno stretto patto d’intesa con l’Accademia, la partecipazione era obbligatoria e garantiva agli studenti la possibilità di apprendere professionalmente le tecniche di modellazione sartoriale. Purtroppo tale legame si è improvvisamente perso, e gli allievi sono dovuti andare alla ricerca di un corso di taglio e cucito autonomamente.

 

Col passare degli anni il corso ha subito diverse modifiche, passando anche dalla definizione e certificazione delle declaratorie sull’impianto universitario garantendo l’uniformità dei corsi a livello nazionale ed europeo,fino all’istituzione del nuovo ordinamento nell’a.a. 2009/2010 riqualificando il percorso formativo. Secondo quanto scritto nella guida dello studente 2011/2012:

I corsi di studio per il conseguimento del Diploma accademico di primo livello della Scuola di Progettazione artistica per l’impresa hanno l’obiettivo di assicurare un’adeguata padronanza dei metodi e delle tecniche artistiche, nonché l’acquisizione di specifiche competenze disciplinari e professionali al fine di fornire ai discenti conoscenze e metodologie progettuali ed espressive nell’uso degli strumenti della rappresentazione e delle pratiche artistiche, con particolare riguardo alla progettazione della moda. Il corso di Progettazione della Moda si pone l’obiettivo di sviluppare le competenze progettuali e la pratica degli strumenti tecnologici espressivi, tradizionali e della contemporaneità, che riguardano l’uso e la gestione dello spazio e i principi della comunicazione e della rappresentazione.

In tempi recenti i vari corsi delle Accademie di Belle Arti sono diventati equipollenti alle lauree universitarie, tramite la legge n.228 del 24 dicembre 2012 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2013) e in particolare dal comma 102 al comma 107 dell'articolo 1 dedicati appunto al settore dell'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM). Tale cambiamento quindi è un fondamentale punto di forza di questo istituto che garantisce un titolo di studio a tutti gli effetti.

Un aspetto peculiare delle attività del corso è l’elaborato finale, svolto attraverso una sorta di monitoraggio da parte dei docenti nei confronti degli allievi: individuando le principali predisposizioni dell’allievo, esso viene aiutato a svilupparle in modo tale da specializzarsi in un determinato ambito, che sarà poi quello in cui deciderà di lavorare. Inoltre il lavoro di tesi viene spesso affiancato da un apprendistato vero e proprio, che mette l’allievo già all’interno del mondo del lavoro, dandogli così la possibilità di avere un contatto lavorativo a conclusione del percorso. Oppure deriva dall’esperienza svolta durante il tirocinio formativo, rendendo ancora più importante il rapporto di convenzioni attivate tra l’Accademia e le varie aziende o istituzioni.

La tesi infatti sotto questo punto di vista diventa un valido strumento per instradarsi nel mondo del lavoro e avviare una propria attività. Già dai primi anni gli allievi vengono messi a confronto con altre realtà e con eventuali contatti per la vendita delle proprie creazioni, grazie all’immissione in rete di un sito personale, autogestito e personalizzato, dove poter inserire il proprio portfolio.

In qualità di corso di progettazione esso si focalizza primariamente sulla realizzazione di prototipi e di progetti che, grazie ad un legame con alcuni artigiani locali, vengono in seguito realizzati nei materiali veri e propri scelti da ogni studente. Tale legame verrà ufficializzato nei prossimi anni immettendo gli artigiani a stretto contatto con il corso. Negli ultimi tempi la progettazione dei prototipi è stata supportata dalle nuove tecnologie, soprattutto dalla modellazione digitale 3D, che è diventata una vera e propria materia all’interno del corso, ampliando così le conoscenze e le qualifiche degli studenti.

L’aspetto rappresentativo del corso è quello di presentare diverse discipline del settore della moda, non solamente quindi il fashion design, cercando in qualche modo di modificare il desiderio predominante della maggior parte degli allievi di diventare stilisti, instradandoli invece in qualcosa di più specialistico che miri a rappresentare e sottolineare le peculiarità di ogni allievo. Una volta concluso il percorso si può considerare l’allievo come un designer/artigiano, che oltre ad ottenere un titolo di studio in un determinato settore ha anche

i mezzi e le capacità per lavorarvi autonomamente, in questo modo è possibile mettere fine all’antica concezione dell’artigiano commerciante senza un’istruzione specifica nel settore e viceversa del designer che è in grado esclusivamente di progettare e non di realizzare. Un altro fattore rilevante è il rapporto tra il corso e alcune gallerie e musei, sia locali che non, dove poter organizzare delle mostre degli elaborati degli allievi, sia curriculari che di tesi, in modo tale da offrire una certa visibilità e aggiungere esperienze nei rispettivi curriculum vitae.

Sulla base dell’esperienza vissuta nel corso degli anni dagli allievi, che sono stati intervistati, e paragonando l’offerta formativa con quanto detto nel primo capitolo si possono avanzare delle possibili soluzioni di miglioramento. In primo luogo la mancanza di un corso di modellistica sartoriale all’interno del piano di studi può essere risolto sia attraverso la ripresa del patto d’intesa con il CIRS o con un altro ente simile, sia introducendo delle figure professioniste in qualità di cultori della materia o di collaboratori esterni, in modo tale da garantire un supporto efficiente agli allievi che intendono realizzare le proprie collezioni, ma soprattutto che vogliono imparare a farlo autonomamente. Inoltre si potrebbe aumentare il numero di laboratori extracurriculari, dividendoli in settori sempre più specifici e improntandoli sull’apprendimento di una o più lavorazioni artigianali, le quali in questo modo potranno essere maggiormente apprezzate dagli allievi che potrebbero decidere di seguire questo tipo di professioni anziché restare nell’ambito della progettazione, avviando così quel ricambio generazionale che viene a mancare in questo settore. Tali laboratori inoltre dovrebbero a loro volta concludersi sempre e necessariamente con mostre ed eventi per presentare gli elaborati realizzati, soprattutto per attivare l’interesse di eventuali compratori.

Nonostante una minima percentuale di allievi che si sono effettivamente inseriti nel settore della moda a conclusione di tale percorso accademico, sono stati riscontrati, tramite l’indagine svolta, svariati casi meritevoli che stanno avendo un notevole successo. Questi casi sono stati inseriti nel catalogo che segue e tra questi vi sono colori i quali hanno già avviato un’azienda e per questo motivo, rientrando nel catalogo del capitolo precedente, è stata inserita soltanto l’intervista in qualità di ex allievi.

 

 

 

 MOSAIMODE

a cura di Emanuela Bevilacqua 

http://www.mosaimode.com/accademia-di-belle-arti-di-palermo/